Daddy Camp 2013. Donetta di Torriglia.



Su quel foglione appeso dietro c'è una pagina a fumetti. Nella panoramica il posto dove papà e figlio vorrebbero andare insieme, il loro sogno. E lì prevale sempre la preferenza del figlio. Nella vignetta dopo, i due camminano in quel luogo, visti di fronte. Poi il figlio chiede al padre dove vorrebbe andare lui, e lo facciamo disegnare dal padre. Il padre risponde il suo sogno, e lo facciamo disegnare dal figlio. Poi li vediamo in Campo Lungo, allontanarsi con una frase finale che chiude il loro dialogo. A me piace così, il lavoro dal basso, gli incroci dove ci si guarda negli occhi. "Quand'è che esploderai?" mi ha chiesto un amico, papà, che sta leggendo Panico. "Preferisco implodere, più divertente" gli ho risposto.
"Papà, in tutti i posti dove vai tu fai sempre un lavoro…" mi ha sussurrato Jacopo, quella sera. E lì, sulla sinistra della foto, che osserva, mentre Simone vuole essere più protagonista. Ecco cosa intendo per lavoro culturale, per società, per vita.

Commenti

  1. ecco cosa intendo per Daddy Camp... alla sera mi sono domandato di nuovo, come l'anno scorso parlando con te, se ero stato il papà più presente o più assente della giornata. io che mi sono dovuto occupare di tutto tranne che dei miei figli.
    i miei figli non hanno giocato con me ma hanno visto decine di padri fare i padri, invitati e stimolati dal mio lavoro. i tuoi anche. spero che sia arrivata loro una paternità percepita e non insegnata. spero che sia arrivata loro un ventaglio di possibilità e di esempi che - forse - potrebbero valere più di un mero insegnamento. grazie ancora della passione. un abbraccio

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